Una lezione dal Medioevo
Italo Leone
La cronaca recente riporta ancora una volta la notizia di un attentato a sfondo religioso: due kamikaze si sono fatti esplodere prendendo di mira altrettante chiese a Tanta e ad Alessandria in Egitto. Lo Stato islamico ha rivendicato la responsabilità degli attacchi.
In un mondo globalizzato, che tende all’omologazione, anche l’appartenenza a un credo religioso può costituire motivo di difesa della propria identità, ed è un fatto che tra le fedi religiose quelle tradizionali monoteistiche, che credono nella superiorità del messaggio di cui si sentono depositarie, sono le più estremistiche.
Eppure la religione giudaica, quella cristiana e quella musulmana si richiamano al medesimo testo: l’Antico Testamento; credono nel medesimo Dio unico che è quello che ha creato il mondo.
Ma poi accade che i cristiani aggiungono a quella prima parola di Dio quella dei Vangeli di Cristo che intende completare e attualizzare in una visione salvifica quel primo messaggio divino. E poi ancora che nell’anno 622 dell’Era cristiana Maometto dia inizio a una nuova interpretazione dell’Antico Testamento, presentandosi come nuovo e ultimo profeta del vero Dio, Allah. Nasce la fede islamica.
Ma qual è la vera fede? Quella degli ebrei, che attendono ancora un Messia Salvatore del popolo eletto? Quella dei cristiani che vedono in Cristo il figlio di Dio venuto a salvare il mondo dal peccato col proprio sacrificio sulla croce? O quella dell’Islam che propugna una sottomissione totale del credente ad Allah, la cui parola è stata affidata al vero Profeta, Maometto, per indicare in modo preciso i comportamenti religiosi e sociali dei fedeli?
La storia ha dato risposta a questa domanda con la persecuzione di ebrei e cristiani durante l’Impero romano, con le crociate e la ghettizzazione degli ebrei nel Medioevo, con i campi di sterminio di Hitler e i campi di concentramento di Stalin. Una questione che, con la costituzione dello stato di Israele, vede ancora oggi contrapposti sul medesimo territorio ebrei e palestinesi, ognuno con le proprie ragioni.
C’è un racconto del Decamerone di Boccaccio che affronta questo problema: al tempo delle crociate, il Saladino, grande sovrano musulmano che le cronache presentavano come saggio e magnanimo, avendo bisogno di un prestito, si rivolge al giudeo Melchisedech di Alessandria d’Egitto – a quel tempo gli ebrei erano l’equivalente delle banche di oggi – . L’astuto sovrano, per estorcergli i soldi e poi non restituirli, ricorre all’inganno. Quando Melchisedech gli si presenta dinnanzi, il Saladino gli pone questa domanda: “Valente uomo, io ho da più persone inteso che tu se’ savissimo, e nelle cose di Dio senti molto avanti, e per ciò io saprei volentieri da te, quale delle tre leggi tu reputi la verace: o la giudaica, o la saracina o la cristiana.”
Quale che sia la risposta, Melchisedech cadrà in trappola perché se dice che è la giudaica offende il Saladino; se dice che è la cristiana o la musulmana tradisce la propria fede.
Ma Melchisedech appartiene a quella nuova classe di mercanti e finanzieri, cui appartiene anche l’autore della novella, una classe sociale intraprendente e intelligente che aprirà il nuovo mondo dell’età moderna. Egli intuisce la trappola e risponde al Saladino con un racconto geniale il cui succo è il seguente: “C’era un uomo molto ricco e potente che decise che un suo bellissimo e prezioso anello sarebbe stato ereditato da quello dei suoi figli che, secondo lui, era più meritevole; e che così si sarebbero dovuti comportare i suoi discendenti. Così l’anello passò di mano di generazione in generazione finché capitò infine nelle mani di uno che aveva tre figlioli belli e virtuosi, tutti egualmente ubbidienti al padre, che li amava tutti e tre allo stesso modo e non aveva l’animo di privilegiarne uno sugli altri. Volendo accontentare tutti e tre, fece segretamente fare due copie identiche dell’anello da un bravissimo artigiano, tanto che era impossibile distinguere l’originale. In punto di morte il padre consegnò in segreto e separatamente a ciascuno dei tre figli l’anello. Avendo ricevuto l’anello ciascuno dei figli, ognuno di loro credette di essere lui l’erede prescelto e, non potendosi stabilire chi avesse ragione, rimase in dubbio chi fosse il prescelto e la questione è ancora aperta”.
E poi Melchisedech concluse: “E così vi dico, signor mio, delle tre leggi alli tre popoli date da Dio Padre, delle quali la quistione proponeste: ciascuno la sua eredità, la sua vera legge, e i suoi comandamenti dirittamente si crede avere e fare; ma chi se l’abbia, come degli anelli, ancora ne pende la quistione.”
Saladino, di cui nel Medioevo si celebrò sempre l’apertura mentale e l’arguzia, apprezzò l’intelligenza dell’ebreo, gli restituì poi la somma prestata e gli rese omaggio.
Noi oggi dovremmo ricordare questo racconto e farne tesoro e smettere di definire il Medioevo come l’età dei “secoli bui”.
Forse è più appropriato parlare di secoli bui per il nostro tempo.