Gli insigniti della Repubblica, circa 298.000, costituiscono ormai un piccolo esercito. Nel momento in cui ci sarebbe bisogno di più sobrietà, le onorificenze lievitano.
Renato Borelli
Mentre il pil – malgrado l’impegno di Cetto La Qualunque – tende alla stagnazione economica, il numero degli italiani insigniti per meriti fa registrare variazioni al rialzo; sfora, infatti, le 298.000 unità. C’è qualcosa che non torna in tutto questo, se da una parte aumenta l’esercito dei benemeriti e dall’altra l’economia nazionale non risente dell’azione benefica di questi signori.
Se è vero come è vero che l’industria italiana è in gran parte delocalizzata, che la ricerca scientifica segna il passo, che i nostri giovani hanno ripreso massicciamente a emigrare, che la nostra produzione agricola va ramengo, vuol dire o che la ricchezza è mal distribuita e celata o che insieme a tanti giustamente benemeriti ce ne sono altri che non amano il fair play.
Certo è che tra Cavalieri della Gran Croce e Commendatori, tra Grandi Ufficiali e Ufficiali, tra Cavalieri del lavoro ed altri blasonati, a quanto si legge sul sito del Quirinale, ci sono 298.100 cariche onorifiche. Il numero è destinato a crescere, in quanto si sta mettendo ordine nell’archivio. L’Italia dei “decorati”, quindi, progredisce di giorno in giorno: tra prima e seconda repubblica i numeri han fatto passi da gigante: dai 3.716 dei tempi di Einaudi ai 51.700 di Napolitano, passando per i 23.608 di Pertini e gli 83.628 di Scalfaro.
Le nomine sono di competenza del Presidente della Repubblica, ma anche del Presidente del Consiglio e dei singoli ministri. Tra gli insigniti, quindi, c’è di tutto e di più: da coloro ai quali si deve essere legittimamente riconoscenti per i ritorni benefici acquisiti dalla nazione per il loro lavoro, a coloro i quali hanno avuto assegnato il riconoscimento per meriti acquisiti con metodologie poco ortodosse … Non “iuvat meminisse beati temporis”. Comunque c’è troppa soggettività tra i criteri e le modalità di concessione delle onorificenze, se ieri come oggi sono stati insigniti soggetti non certamente con le credenziali a posto.
Nel bilancio del Colle, anno 2013, il capitolo di spesa “onorificenze e commemorazioni” fa registrare 167.000 euro … una goccia nel mare magnum, ma tante gocce riempiono una botte quando si decide di raccoglierle.
Negli ultimi tempi le medaglie sono state conferite anche per il solo fatto che gli insigniti avevano svolto il proprio lavoro con zelo e dedizione, la qual cosa ha acceso in me (come, penso, in milioni di italiani) la speranza di essere nominato, chissà quando, cavaliere del lavoro.
Per quali benemerenze? Subito detto: quarant’anni di lavoro e di sacrifici; non ho evaso mai una lira di tasse; non ho mai rubato, né tanto meno mi sono appropriato di alcun che con raggiri ed inganni; non ho mai fatto ricorso a lusinghe e promesse; non ho mai distorto la verità per portare acqua ai miei mulini; non ho mai creato società off-shore nei paradisi fiscali; non ho mai sofferto di sindrome della dimenticanza!
E’ poco? E’ tanto ?
C’è qualcuno, tra coloro i quali gestiscono il medagliere nazionale, che mi può dare una mano nella realizzazione di questo sogno?