54° Anniversario delle prime Promesse Scout a Lamezia Terme
“Siamo qui per ribadire – rinnovandola per la cinquantaquattresima volta – la nostra intatta fedeltà ad una promessa fatta: una promessa che nel maggio 1960, giovanissimi, e forse non pienamente consapevoli, pronunciammo per la prima volta impegnandoci a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo avevamo trovato. …”
Francesco Marchetti – Adulto Scout
Carissimi fratelli e carissime sorelle scout,
carissimi amici tutti,
Siamo qui per ricordare le prime promesse scout celebrate a Lamezia nel 1960, ed è ovvio porsi una domanda: ha senso celebrare un evento accaduto 54 anni fa?
Nel riflettere a come rispondere a questa domanda mi è venuto spontaneo riandare alle parole pronunciate da Papa Francesco durante la veglia di Pasqua in San Pietro.
Ci dice il Papa: Dal Vangelo apprendiamo che l’angelo del signore esorta Maria di Magdala e l’altra Maria, giunte al sepolcro, ad andare ad annunziare ai discepoli “ il Maestro è risorto dai morti – e vi precede in Galilea”. Gesù Risorto – continua Francesco – esorta i discepoli a tornare in Galilea: a tornare nel luogo della prima chiamata, nel luogo dove tutto è iniziato. Anche per ognuno di noi – aggiunge il Papa – c’è bisogno di tornare in “Galilea”. Andare in Galilea, tornare dove tutto è iniziato, per noi, significa riscoprire il nostro battesimo come sorgente di vita, attingere energia nuova alla radici stesse della nostra fede. In questo senso – sottolinea ancora il Pontefice – il Vangelo è chiaro: bisogna tornare là dove tutto è iniziato per poter confermare la nostra fede. Per i discepoli tornare in Galilea non è un tornare indietro, avviliti, delusi e sconfitti, come stavano tornando a casa i discepoli di Emmaus, NO! tornare in Galilea è rispondere alla chiamata del Maestro, è ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo e portarlo a tutti gli uomini… Fin qui Papa Francesco.
Ora io credo che in questa riflessione ci sia la risposta del perché oggi siamo qui. Ci sia il senso vero di questo nostro “ritornare” ad un evento di 54 anni fa.
Siamo qui per ricordare, certo, perché ricordare è il solo modo per non perdere il futuro.
Ma siamo anche qui, non per nostalgia, ma per rispondere, ancora una volta, alla chiamata del Maestro.
Siamo qui per tornare, sia pure con la mente, nella nostra ideale Galilea, non con la nostalgia del tempo che fu, non delusi o sconfitti, ma con la perfetta coscienza che solo lì – dove tutto è cominciato – potremmo ritrovare, ancora una volta, i valori fondanti, del nostro essere scout
Siamo qui dunque, da scout, per fare “verifica di un cammino” – un cammino iniziato proprio in quel cortile che è stato – 54 anni fa – il luogo della nostra chiamata, del nostro battesimo scout, diventando così la nostra Galilea esistenziale. Il luogo delle memoria dove, come ci dice Papa Francesco è necessario tornare per trovare le radici della nostra fede.
Siamo qui per ribadire – rinnovandola per la cinquantaquattresima volta – la nostra intatta fedeltà ad una promessa fatta: una promessa che nel maggio 1960, giovanissimi, e forse non pienamente consapevoli, pronunciammo per la prima volta impegnandoci a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo avevamo trovato. Un “eccomi” che oggi qui riuniti nel nome del Signore pronunceremo ancora una volta.
“Zampa tenera sei pronta per fare il grande salto?”… così un tempo si dava inizio alla cerimonia della Promessa. La Promessa infatti è senza ombra di dubbio “il più grande salto” che richiede l’essere scout.
La cerimonia della Promessa dice, nei gesti e nella sacralità che gli sono propri, che l’impegno preso è una questione cruciale che incide nel profondo della vita di chi la pronuncia, lo scoutismo (se scoutismo è) non è un po’ di tempo libero messo al servizio degli altri, ma è un impegno per la vita.
Diceva Mons. Andrea Ghetti, “la Promessa è una rivoluzione, un cambiamento violento nella nostra vita, che tuttavia non ci rende dei ribelli in lotta armata con il mondo grigio e qualunquista dei nostri giorni, essa piuttosto ci rende servi ed operai della verità: Uomini e Donne curiosi di esplorare il mondo perché convinti che il bene – almeno per un piccolo 5% – si trova in ogni piega della società, e noi scout ci impegnamo con la nostra promessa, a spargere un po’ di questo bene, incontrato e raccolto, anche la dove apparentemente non ce n’è”.
La Promessa – quindi- ci chiama a costruire, partendo da noi stessi, un mondo fatto per il bene degli uomini, in altre parole ci chiama a contribuire al progetto di Dio sull’umanità.
Carissime sorelle e carissimi fratelli nello scoutismo, permettetemi – nel mentre ci accingiamo a rinnovare la nostra Promessa – di ricordare ( e concludo) quanto B-P, il nostro fondatore, ci ha lasciato detto nel discorso per il suo ottantesimo compleanno:
“Voglio che voi tutti abbiate una vita lunga e felice come la mia, e perché possiate averla, vi dirò il mio segreto: In tutto ciò che faccio, ho sempre cercato di mettere in pratica la mia Promessa e la legge scout. Se farete anche Voi così, farete della vostra vita un successo. Ecco perché vi chiedo – oggi qui- di ripetere con me la Promessa Scout, non a pappagallo, ma pensando al significato di ogni parola che pronuncerete”
Buona strada