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Riflessioni di un vecchio capo: spirito scout e cammino di fede

… fede e scoutismo sono intrisi l’uno dell’altro per formare una sola cosa…

Gino Buccinnà

Molto tempo fa, in occasione del campo scuola di secondo tempo, ora CFA,  il  capo campo  mi chiese  cosa fosse  per me  lo scoutismo. Io risposi con molta semplicità: “Per me lo scoutismo è come un treno che cammina su un binario“.
Treno 1Mi chiederete  cosa c’entri lo scoutismo con il treno. Ebbene, il treno è una macchina che trasporta persone e cose, ma per muoversi ha bisogno di un binario formato da due rotaie. Lo scoutismo, vuoi o non vuoi, trasporta anche esso delle persone e  nel treno  ci sono ragazzi,  capi e  assistenti  ecclesiastici. 

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Il 25 maggio si vota

“… il movimento scout è apolitico per quanto riguarda la politica di partito  (…) E’ al senso dello stato, piuttosto che alla politica di partito, che vogliamo preparare i ragazzi…” (Baden Powell)

Francesco Marchetti – Adulto Scout

Il 25 Maggio siamo chiamati ad esprimere il nostro voto per eleggere un nuovo parlamento europeo.

urna 2

Sono sicuro che ognuno di noi voterà nel modo migliore, perché certamente ciascuno voterà secondo i dettami della propria coscienza.  Di fatto esprimeremo nel segreto dell’urna preferenze differenti.
Questa pluralità di opzioni politiche, che ad alcuni può sembrare una incomprensibile incongruenza, a mio giudizio è una irrinunciabile ricchezza:

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Legalità e trasparenza non ci appartengono

Nell’ultimo ventennio il nostro paese è diventato uno dei più corrotti al mondo

Renato Borelli

Legalità, trasparenza e concretezza sembrano appartenere ad un altro pianeta. Nel nostro paese, quasi alla deriva, dilagano la corruzione ed il malaffare. L’Italia è diventata, in quest’ultimo ventennio, uno dei paesi più corrotti al mondo.

CorruzioneSecondo la classifica stilata da Trasparency International, svettano in cima i più virtuosi (Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia e Svezia); chiudono i più corrotti (Somalia, Corea del Nord, Afganistan); a mezza altezza, 69° posto, si colloca l’Italia preceduta dal Ghana. Se guardiamo alla sola Europa, invece, presidiamo il fondo, in buona compagnia di Romania e Grecia.

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Paese in coma, economia al collasso

Ma gli animi si scaldano solo per il “santo padre calcio”

Lupo della steppa

Sono incazzato! Ecco l’unico termine che rende bene l’idea del mio stato d’animo dopo i violenti scontri avvenuti prima della partita di calcio Napoli-Fiorentina, svoltasi l’altra sera.

E non sono incazzato solo per l’immagine sudamericana che abbiamo dato del nostro Paese: sono incazzato per mille e uno motivi che esulano dal calcio malato e attorno a cui oramai ruotano interessi tali da essere diventato una vera e propria lobby … No, non basta più “solo” questo a farmi saltare i nervi, ma ciò che mi picchia in testa, anche a distanza di qualche giorno, è l’idea che oramai si è cementata in me e penso – spero – nelle coscienze di molti altri.

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La piaga dell’usura: strumenti di prevenzione

L’educazione alla gestione oculata del proprio reddito e le Fondazioni Antiusura aiutano a non cadere nelle spire degli usurai.

Franco Lucchino

L’articolo nono della Legge scout recita: “Lo scout è laborioso ed economo”.
La laboriosità è risaputa, in quanto lo scoutismo, tra gli altri principi, ci ha insegnato – e continua a farlo – che ognuno deve saper badare a se stesso.

Salvadanaio

L’economicità è bene inculcarla ai bambini sin da quando sono piccoli, insegnando loro ad amministrare saggiamente “la paghetta”, proprio perché “chi non sa tenere al poco non sa essere padrone del molto”. Oggi, in particolare, l’educazione all’economicità aiuta a fronteggiare più validamente i tempi di crisi che la società tutta sta vivendo.

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Riflessioni di un vecchio capo: giocare il gioco vale ancora oggi?

Vale ancora la pena vivere una vita da scout in questa società?  Perché?

Gino Buccinnà

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Con gli stimoli nuovi che la società ci offre, non sempre si ha il tempo di vivere la proposta scout nella sua interezza, anzi a volte si ha difficoltà addirittura a fare una vera  proposta.

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Famiglia e Scuola, pilastri della società

Se queste istituzioni si svuotano di contenuto tutto va alla deriva

Renato Borelli

E’  fuor di dubbio che i due pilastri fondamentali sui quali è costruita la società sono la famiglia e la scuola. Se queste due istituzioni  vengono meno al loro ruolo formativo, tutto va alla deriva, in quanto etica e  morale si perdono perché sostituite da altri valori che valori non sono.

Affinché l’adolescente cresca in modo armonico, è necessario che il rapporto fra scuola e famiglia sia di assoluta intesa, collaborazione ed equilibrio nei ruoli.

Famiglia e Scuola 1Nei decenni addietro, la famiglia è sempre stata il punto di riferimento per i ragazzi in crescita: i genitori erano presenti nelle varie tappe di formazione dell’individuo, lo seguivano durante il suo percorso e cercavano di indirizzarlo nelle sue scelte. Allo stesso tempo la scuola, nelle figure di maestri e professori,  oltre ad impartire lezioni e “seminare” cultura, rappresentava una vera e propria istituzione, rispettata nella giusta misura; un luogo dove nozionismo e dialogo si alternavano, quasi a creare una sorta di trait d’union fra l’universo “casa” e l’universo “scuola”.
Ciò che si percepiva,  quindi,  era una sorta di continuità fra il percorso educativo che la famiglia imponeva e quello della scuola.

Con il passare degli anni, l’avvicendarsi di ministri alla pubblica istruzione di dubbia competenza, la volontà governativa di andare, con finanziamenti pubblici verso una scuola di élite, la spocchiosa illusione che la conoscenza dell’inglese e dell’uso dei nuovi strumenti tecnologici  fossero  la panacea di tutti i nostri mali, la necessità che in ciascuna famiglia fossero due le persone lavorativamente attive, i ruoli  della famiglia e della scuola sono diventati sempre più aleatori e meno definiti.

La maggior parte dei giovani si misura con una situazione familiare a dir poco annichilente: genitori assenti, compagnia dei social network o di continui sms, tate straniere che a stento parlano correttamente la lingua italiana, TV perennemente accesa, quasi a voler riempire il silenzio e il vuoto dell’assenza genitoriale, nel migliore dei casi un nonno o una nonna a far sentire che qualche brandello di attenzione si può ancora ricevere.

Dall’altro lato, quello che prima era un importante fondamento della nostra società, ha perso via via la sua autorevolezza e il suo più intrinseco significato. La scuola, che il dizionario italiano definisce come “Istituzione educativa che ha il compito di trasmettere alle giovani generazioni gli elementi fondamentali di una civiltà, di una cultura o di avviare al possesso di una data disciplina o alla pratica di una determinata professione”, ha smarrito la sua forza e con essa il potere di formare menti; inoltre, il privilegiato rapporto con le famiglie dei ragazzi, è diventato sempre più simile a una guerriglia Famiglia e Scuola 2che vede schierati da un lato i genitori, che – forse per senso di colpa – tendono a darla sempre vinta ai figli e dall’altro il corpo docente che, con fare imbranato, cerca di destreggiarsi all’interno di un ruolo che, per essere magnanimi, non gli calza proprio a pennello.

Lungi dal volere generalizzare, bisogna tuttavia prendere atto che le nuove generazioni sono ormai allo sbando: senza una Famiglia che dia un po’ di severa educazione e senza una Scuola che sappia realmente trasmettere valori, cultura e consapevolezza sociale,  i ragazzi crescono con il cervello pregno di miti e chimere che lasciano il tempo che trovano. Le adolescenti che sognano di fare le veline e a quindici anni sembrano vissute donne di 35, i maschietti che crescono con il germe della violenza in corpo e si comportano da piccoli boss mafiosi nelle loro classi e nei loro quartieri … tutto questo lascia atterriti e con molti punti interrogativi …

Dov’è la famiglia quando una tredicenne esce di casa la sera e sembra la protagonista di un film a luci rosse?

Dove sono gli insegnanti quando nelle classi si consumano veri e propri atti di terrorismo degli alunni fra gli alunni?

E poi leggiamo sui giornali di episodi di bullismo finiti in tragedia, di ragazzine adescate su internet, che han subito violenza … e di fronte a tutto ciò ci sorprendiamo, ci rammarichiamo, versiamo le classiche lacrime di coccodrillo, che prima miete vittime e poi se ne dispiace!

Di chi è la colpa di tutto ciò? Della famiglia ovvio, di noi genitori assenti e distratti, della scuola, di noi professori demotivati e stanchi… 

E no! Quei ragazzi sono i “noi” di domani, quei ragazzi sono il nostro futuro … e allora come Scuola, come Famiglia, come pilastri della società civile, abbiamo l’obbligo morale di crescerli nel migliore dei modi possibile, senza accampare scuse di sorta, al fine di rendere quei giovani degli uomini e delle donne consapevoli delle loro potenzialità e del loro valore.

Domande finalizzate a dare spazio ad eventuali interventi:

  1. Mi rendo conto che non sono stato tenero né nei confronti della famiglia, né in quelli della scuola. Se sono lontano dalla verità dov’è che ho sbagliato ?
  2. C’è un ritorno a riconsiderare il “latino” non più come una lingua morta, bensì come un punto di riferimento culturale  insostituibile e vivissimo. A vostro parere  quel complesso di valori e tradizioni, il mos maiorum degli antichi romani, codice di onore esportato nel mondo allora conosciuto, è da buttare via o, forse, da riscoprire?
  3. Il malaffare regna sovrano, la corruzione e l’illegalità dilagano, l’impunità è garantita da legge di Stato: la scuola e la famiglia sono andati a far due passi …in  giardino ?
  4. Socrate, Platone, Catone il censore, Cicerone sono diventati Robespierre da farmacia o nelle nostre scuole ai loro precetti  è dato il giusto contenuto?
  5. Ai nostri ragazzi, così cammin facendo, consegneremo un mondo di imbonitori, ciarlatani, faccendieri, troniste e cubiste. Scuola e Famiglia sapranno invertire la tendenza?
  6. In casa o tra i banchi di scuola i due mondi contrapposti – legalità, trasparenza, giustizia da una parte e malaffare, illegalità, impunità dall’altra – trovano la giusta collocazione didattica ?
  7. Scuola e famiglia continueranno a parlare in nome di niente?  Se così sarà, non c’è speranza di voltar pagina !  

 

Adulti e Scout: eresia o realtà?

“… fare strada non significa vagare senza meta, ma piuttosto scoprire la propria via, per i piacevoli sentieri della natura in vista di uno scopo preciso…” (Baden Powell)

Francesco Marchetti – Adulto Scout

Un elemento che, fin dall’inizio della sua storia, ha differenziato lo scoutismo dagli altri metodi educativi è la caratteristica peculiare dello scout di mettersi uno zaino sulle spalle e percorrere i sentieri di un bosco insieme ad un gruppo di amici, non per fare trekking, ma per fare route, strada di vita: per vivere, a contatto con la natura, la gioia di una comunità che cresce alla ricerca del disegno di Dio su ciascuno.

Cerchio di Adulti Scout

Lo stesso Baden-Powell nella “Strada verso il successo” scriveva: “Chiunque può autoeducarsi con il metodo della strada uscendo dagli agglomerati urbani, andando all’aria aperta, percorrendo boschi e prati con lo zaino in spalla ed un bastone in mano, portando con sé la tenda, una coperta ed una gavetta, ma…soprattutto la sua libertà. Marciando all’aria aperta, marciando all’avventura per la campagna, abbeverandosi alle bellezze del cielo, della terra e del mare. Ammirando i colori dei boschi e dei prati, respirando il profumo del fieno e dei fiori, ascoltando la musica dei ruscelli ed il mormorio del vento, imparando a conoscere gli animali e le loro abitudini, fino a sentirsi loro compagno e parte del grandioso piano della natura. Fare strada – concludeva B.P. – non significa vagare senza meta, ma piuttosto scoprire la propria via, per i piacevoli sentieri della natura in vista di uno scopo preciso“.

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Scoutismo a Nicastro: la preistoria

“… ricordando coloro che sono stati il vero fulcro dello scoutismo lametino, ieri oggi e sempre, che hanno fatto sì che l’idea si perpetuasse nel tempo e rimanesse nelle coscienze di tutti i noi…”

Augusto Porchia

I ricordi più lontani risalgono al 1954: i miei otto anni mi facevano appartenere alle “Fiamme Verdi” dell’Azione Cattolica diocesana.

Una figura di donna mite, buona, dolce, profondamente cristiana, dall’età notoriamente indefinibile ci guidava e ci parlava di Gesù, di come lo stesso vuole bene a tutti, sempre e comunque, anche ai cattivi ed ai peccatori; si chiamava Nice Gargano ma era universalmente conosciuta come “Donna Nice”, e per un senso di rispetto ed anche perché apparteneva ad una famiglia di un certo rango sociale. In tutta la mia vita non ho conosciuto nessuno che la eguagliasse in mitezza e dolcezza, amalgamate da una fede limpida e forte….

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Augusto Porchia – Scoutismo a Nicastro: la preistoria