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Il reato di tortura ed il nostro essere cristiani

La necessità di un nuovo umanesimo.

Valentina Vitale

TorturaGli atti di barbarie e le atrocità commesse durante la seconda guerra mondiale costituirono un vulnus profondo nella coscienza dell’umanità che ricercò e trovò all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la volontà che quanto accaduto non avesse a ripetersi mai più.
Il 10 dicembre 1948 veniva proclamata la Dichiarazione Universale dei diritti umani che sanciva – per la prima volta nella storia dell’umanità – che tutti gli uomini di tutti i Paesi del mondo, senza alcuna distinzione, erano portatori di diritti e libertà inderogabili ed inalienabili.
Ancora: nella nostra Costituzione del 1947 all’articolo 13 si legge: “La libertà personale è inviolabile. E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà”.
Infine ma non ultimo: la Convenzione europea sui diritti dell’Uomo, all’articolo 3 recita: “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
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Chi ama la comunità la distrugge, chi ama i fratelli costruisce la vera comunità

Libera sintesi del capitolo “Il servizio” (pagg. 70-83) del libro “Vita in comune” di Dietrich Bonhoeffer (*), a cura di  Francesco Marchetti

BonoefferIl 9 Aprile 2015 è stato il 70° anniversario della morte di Dietrich Bonhoeffer, il teologo evangelico che esplorò il significato della fede cristiana in un «mondo diventato adulto». Arrestato per aver partecipato a un complotto contro Hitler, fu impiccato a Flossenbürg il 9 aprile 1945.
Paradossalmente dobbiamo ringraziare la Gestapo se Dietrich Bonhoeffer ha scritto “Vita in comune”. Infatti la polizia segreta, alla fine del settembre 1937, aveva chiuso, insieme ad altri istituti della chiesa protestante, anche il “Seminario per predicatori” e la “Fraternità Finkenwalde”, diretti da Bonhoeffer, fraternità nel cui ambito un gruppo di pastori alle prime armi aveva cercato di praticare una “vita in comune”. Quindi al centro di questa testimonianza sulla vita in comune, stesa di getto nel 1938, sta una esperienza concreta. Il vivere in comunità, per Bonhoeffer, non mira a estinguere l’io del singolo, bensì a rendere ciascun soggetto una persona libera, forte e adulta nell’assunzione delle responsabilità  che la vita implica, sia per se che per gli altri.
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Una fiaba per adulti, una fiaba per ricordare

Sollevò il capo ed un pallido raggio di sole sfiorò

Valentina Vitale

Carissimo/a,
Voglio entrare con te, per un momento, nel mondo delle fiabe per ritrovare la dolcezza di antichi sapori mai dimenticati.

LupacchiottoC’era una volta, fra i trenta ed i quaranta anni fa, un piccolo lupacchiotto che nascondeva dietro il fiero pelo pronto ad arruffarsi, animo gentile e sensibilità di sentimenti. Gli piaceva perdersi nei boschi con i suoi piccoli amici, intrecciava felci per farne tavoli, si arrampicava gareggiando con gli scoiattoli sulle cime degli alberi più alti e, stando fermo lassù, cercava con lo sguardo la sicurezza della tana da poco abbandonata. Amava il gioco il piccolo lupacchiotto ed era convinto, nella sua originaria innocenza, che l’intera esistenza sarebbe stata così: un grande unico gioco in cui perdersi, ritrovarsi, raggomitolarsi.
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I ragazzi del ’59

QdC-Sq.Volpi

Passano in fila indiana, cantando una canzone,
lo zaino sulle spalle, la fiamma ed il guidone…
Il cuor ci balza in petto vedendoli passare,
volge indietro la mente e corre a ricordare

quel magico momento, quella stagione d’oro,
quando eravam ragazzi, quando eravamo…loro,
le scarpinate, i campi, i fuochi della sera…
quando il mondo fantastico pareva cosa vera! Continua la lettura di I ragazzi del ’59

Il grande silenzio

… io credo, che non si debbano temere le idee contrarie alle nostre, ma “il silenzio” perchè è nel silenzio, e non nelle argomentazioni contrarie, che si può leggere indifferenza, nessuna considerazione, ed al limite “silenzioso disprezzo”…

Francesco Marchetti

«… Nella Torre il silenzio era già alto. Sussurravano i pioppi del Rio Salto. I cavalli normanni  alle lor poste  frangean la biada con rumor di croste. Là in fondo la cavalla era, selvaggia, nata tra i pini su la salsa spiaggia; che nelle froge avea del mar gli spruzzi ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi …».  No, amici, questa riflessione che affido al nostro sito web non è un esercizio di critica letteraria, ma, per quello che può valere, una amara riflessione sulla diffusa modalità di comportamento che vede opporre “il silenzio” alle idee, ed ancor più alle persone con le quali, per un qualsivoglia motivo, non ci sentiamo in sintonia o che comunque esprimono opinioni diverse dalle nostre. In altri termini, il passo della poesia di cui sopra è per me come una icona poetica di quella diffusa modalità di comportamento che amo definire “muro di gomma”, che preferisce “l’alzata di spalle” o addirittura il silenzio ostile, al civile confronto delle idee.
Muro di gomma

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I simboli e il dialogo impossibile

Quando entrano in campo i simboli, il dialogo è impossibile. Il dialogo razionale può esserci solo con l’esclusione del simbolico e l’uso di parole dal significato univoco per tutti i popoli. Su questa base l’occidente ha costruito lo sviluppo scientifico e tecnologico e l’assetto attuale della società euroamericana.

Italo Leone

Corteo Parigi 2E’ uscita sul Corriere della Sera del 12 gennaio 2015 una intervista di Pier Luigi Battista a Giuliano Ferrara. Di solito Battista è molto misurato nei giudizi e Ferrara uno di quelli che amano le parole forti e lo scontro verbale. Eppure Battista ha riportato, senza polemica, le parole di Ferrara.
Riporto l’inizio dell’intervista: “Caro Giuliano Ferrara, lei che esorta a usare una «violenza incomparabilmente superiore» per sgominare i terroristi…
«Alt, la fermo subito perché sta commettendo il solito errore. Guardi questo articolo che ho appena finito di scrivere: Je suis Kouachi, Je suis Coulibaly. Sono impazzito? No, ma sono contrario a definirli terroristi. Sono guerriglieri, combattenti, militanti islamici che applicano alla lettera la legge sacra fissata nei testi coranici.  Continua la lettura di I simboli e il dialogo impossibile

Bellezza e computer

Aggiungere anni alla vita, o vita agli anni?
Tutti belli e giovani… come detta il computer.

 Francesco Marchetti

Nel computer una serie di dati clinici: altezza, peso, giro fianchi, giro coscia… e poi i desideri: i capelli che non ci sono più, un nasino all’insù, una bocca più sensuale, un seno da copertina, due gambe da passerella e, se fosse possibile, anche un pizzico di incoscienza e l’energia fisica dei vent’anni… ma questo non è dato e bisogna accontentarsi! In un ambiente di luci senza ombre, musica di sottofondo e camici verdi, il chirurgo estetico prende nota ed il computer tridimensionale, un attimo dopo, disegna sul monitor la persona che vorremmo essere. 52027-cyberchirurgia_2011-5-14Poi veniamo rapiti dal sonno dell’anestesia, mentre il bisturi toglie, aggiunge, cancella, modella… così come il computer, guidato dai nostri desideri di eterna giovinezza, sta dettando accanto al tavolo operatorio.   Continua la lettura di Bellezza e computer

Scoutismo, una bussola per la vita

… il movimento scout in questi 50 anni di strada è stato la mia seconda famiglia, alla quale credo di aver dato qualche cosa ma dalla quale certamente ho ricevuto tantissimo …

Francesco Marchetti
(Articolo già pubblicato su Una bussola per la vita, Edizioni scout Fiordaliso, Collana Foulard azzurro, ottobre 2013)

Una bussola“Semel Scout Sempre Scout”
Può sembrare banale iniziare la mia riflessione su quanto lo scoutismo possa influire nella vita di una persona, con questa, per certi versi abusata citazione; ma mi è sembrato il modo più giusto, perché essa racconta tante storie di tanti scout e quindi anche la mia storia, “una storia in cammino” lunga già 50 anni; la storia di volere imparare ad essere una persona come tutte le altre e nello stesso tempo una persona diversa dalle altre perché ha scelto di vivere la vita come servizio, con impegno e generosità nonostante gli inviti e le seduzioni che vorrebbero far valere la regola del “così fan tutti”.

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Fa’, o Signore, che non abbiamo paura delle novità

Il dramma della Chiesa Cattolica Romana è tutto racchiuso in questo mezzo secolo postconciliare e nel tentativo non portato a compimento di una riconciliazione tra la Chiesa Cattolica e la società in così rapido cambiamento.

Italo Leone

Papa Francesco e Benedetto XVI

C’è in questa foto la sintesi della storia della Chiesa successiva al Concilio Vaticano II. La prima osservazione che mi viene da fare è che mai nella storia della Chiesa due Papi, uno Emerito che ha rinunciato al suo ruolo e uno nel pieno dei poteri, hanno convissuto così vicini e mostrato vicendevolmente rispetto e affetto reciproco. Ma la cosa ancora più significativa è che idealmente sono con loro presenti altri due Papi, Paolo VI di cui si celebrava la beatificazione e che ha portato a compimento il Concilio Vaticano II e Giovanni XXIII che ha voluto e iniziato il medesimo Concilio.

Il dramma della Chiesa Cattolica Romana è tutto racchiuso in questo mezzo secolo postconciliare e nel tentativo non portato a compimento di una riconciliazione tra la Chiesa Cattolica e la società in così rapido cambiamento.

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