Una breve riflessione sulla guerra in Ucraina alla luce del Principe di Machiavelli.
Italo Leone
I terribili eventi della invasione militare dell’ Ucraina da parte dell’esercito russo, le sconvolgenti immagini dal fronte di guerra e i timori che invadono gli animi delle popolazioni dei Paesi europei, mi hanno indotto, dopo molti anni, a rileggere Il Principe di Machiavelli.
La politica come scienza è possibile, per Machiavelli, postulando una costante che può rendere comprensibile e prevedibile il comportamento umano e offrire un approccio realistico alle vicende politiche: Continua la lettura di La lezione della storia→
Le restrizioni causate dalla pandemia ripropongono la ritualità natalizia consueta in tono minore e ci costringono a riconsiderare la nostra visione del mondo, del nostro Paese, della nostra città.
Italo Leone
Il momento magico del Natale: un ritrovato patto di fratellanza e di amore con i parenti più cari e con gli amici, la rinascita annuale della vita e del mondo dentro e fuori di noi, l’anelito alla pace e alla serenità, la speranza di trovare la forza necessaria contro le inevitabili avversità.
Le restrizioni causate dalla pandemia ripropongono la ritualità consueta in tono minore e ci costringono a riconsiderare la nostra visione del mondo, del nostro Paese, della nostra città. Continua la lettura di Natale della pandemia e responsabilità→
Lo confesso, ogniqualvolta mi trovo a passare sulla ripida salita che dal fianco sinistro della cattedrale porta a via Lissania, avverto un tuffo al cuore. Lì, infatti, nel cortiletto al di là del vecchio muro, in quelle modeste propaggini della casa canonica, hanno avuto luogo alcune esperienze fondanti della mia esistenza e di quella della mia generazione, l’apprendimento di un metodo e di uno stile di vita, di una certa visione di noi stessi e del nostro futuro. In quel luogo si svolgevano i riti di passaggio della nostra adolescenza – promesse, conquista di specialità e brevetti, passaggi di branca – che si affiancavano a quelli scolastici, allora molto più duri e selettivi. E quante chiacchiere, quanti giochi, quando si usciva dalle riunioni; quanti ruzzoloni (e quante risate) sugli scalini sbrecciati che portavano alla chiesa di Santa Caterina; gli stessi scalini su cui si affacciava l’appartamento in cui viveva don Saverio, con la sua incomparabile madre, donna Annetta; e noi, scendendo verso il corso Numistrano, immaginavamo che egli ci sorvegliasse, con il suo sguardo vigile e corrucciato.Continua la lettura di 23 ottobre1960: Il momento fondativo di una stagione irrepetibile→
…Siamo rane messe a bollire dentro un pentolone a fuoco lento, siamo bravi soldatini che marciano sincroni senza sapere dove stanno andando, né tanto meno perché… (Dal libro “Schiavi nel tempo” di I. Petruzzi)
Francesco Marchetti
Il principio della rana bollita è un principio metaforico raccontato dal filosofo statunitense Noam Chomsky, per descrivere una pessima qualità dell’essere umano: ovvero la capacità di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi. Ma vediamo in che cosa consiste il principio della rana bollita: Continua la lettura di Come bollire la rana, ovvero… La strategia della gradualita’→
Come si fa a dire che non si è razzisti nei confronti del colore della pelle, quando si guarda al colore dell’uniforme?
Francesco Marchetti
E storia nota che nel 1974 fu decisa la fusione delle due associazioni cattoliche (ASCI e AGI) con la conseguente nascita dell’ l’A.G.E.S.C.I. (Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani ) che insieme al CNGEI, come FIS, entrò a far parte dell’’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout (OMMS/WOSM). Ma è altrettanto noto che nel 1975, solo due anni dopo la fusione di ASCI e AGI, alcuni gruppi più legati alla tradizione dello scoutismo cattolico, si staccano e firmano a Roma la nascita dell’Associazione Italiana Guide e Scout d’Europa Cattolici, aderendo al progetto della Federazione dello Scoutismo Europeo (FSE). Continua la lettura di Dalla dispersione alla fratellanza scout→
Lo scorso 10 luglio ci ha lasciati improvvisamente, e – come era nel suo stile – silenziosamente, Mario Cuiuli, uno dei primi ragazzi che Don Saverio Gatti e Tullio Rispoli avevano iniziato a riunire già dal 1958, con la prospettiva di creare a Nicastro un gruppo scout. Il progetto si concretizzò con un primo campo sperimentale a Decollatura dal 2 al 10 luglio 1959 e, finalmente, con le prime promesse, pronunciate il 15 maggio 1960. Posto alla guida della Squadriglia Castori, Mario fu uno dei primi quattro Capi Squadriglia del Riparto ASCI Nicastro I. Quello che segue è il testo del saluto, commosso e commovente, che Francesco Marchetti gli ha rivolto a nome del Gruppo Tracce Scout Lamezia in occasione delle esequie. (L.G.)
Quando gli amici del Gruppo Tracce Scout mi hanno chiesto di scrivere qualche cosa per ricordare Mario, mi è venuto da sorridere. Sì, amici, perché ho avuto la netta sensazione di sentire la voce di Mario che mi ammoniva: «un cuminciamo con chilla vota ca’…». Infatti, se c’era qualcuno che rifiutava ogni forma di retorica, quello era Mario, benché fosse convinto, come tutti noi del Gruppo Tracce, che solo la memoria del passato è fondamento per un futuro giusto e duraturo. Tuttavia umanamente converrete con me che ci sono momenti, ci sono eventi davanti ai quali non solo le parole vengono a mancare ma anche le lacrime. Noi Adulti Scout, oggi, non abbiamo lacrime sufficienti per piangere un grande Amico, un vero scout. Continua la lettura di Ricordando Mario Cuiuli→
La società occidentale è malata, e gli anticorpi naturali contro la malattia sono sempre più deboli, perché debole è la cultura che gli anticorpi li dovrebbe fornire.
Italo Leone
Ci sono momenti nella storia in cui accade qualcosa – una guerra, un nuovo pensiero filosofico o un nuovo credo religioso, una scoperta scientifica o l’uso di una nuova tecnologia – che determina un nuovo modo in cui un popolo o più popoli guardano al mondo e alla loro stessa condizione nel mondo.
Per noi occidentali questo è accaduto
quando nel seno della cultura greca fu elaborata una concezione del mondo che
poteva spiegare gli eventi non con i racconti mitologici, ma con il logos, la
ragione.
Entrò nella storia il sapere filosofico,
che per quei tempi era un sapere scientifico, e noi abitanti della Magna
Graecia ricoprimmo in questa rivoluzione un ruolo importante con Parmenide,
Pitagora, Empedocle.
Il Cristianesimo segnò poi per l’Occidente
un altro passo importante: le coscienze dei popoli europei, lentamente, furono
unite in una medesima fede religiosa che mirava alla salvezza dell’anima per i
credenti e guardava ottimisticamente a un futuro in cui la giustizia e la
carità cristiana avrebbero pervaso gli animi dei popoli. Sappiamo che non è
andata così; ma ancora nel Settecento, con la Rivoluzione americana e poi
francese, i valori cristiani trovarono accoglienza nelle laiche costituzioni degli
stati più importanti e oggi sono alla base della Dichiarazione universale dei
Diritti degli uomini tutti senza distinzione, e sono presenti nella
Costituzione italiana.
Ma ora, nel terzo millennio, pare che
questi valori siano appannati o assenti nelle coscienze di quei popoli che
lottarono per affermarli. Non c’è sera che la televisione non ci presenti scene
di violenza nelle famiglie, nella scuola, negli ospedali, nelle discoteche, o
più velatamente scene di miseria e di solitudine.
La società occidentale è malata, e gli
anticorpi naturali contro la malattia sono sempre più deboli, perché debole è
la cultura che gli anticorpi li dovrebbe fornire.
La cultura non è un coacervo di
informazioni che ci fanno conoscere il mondo o una porzione di mondo per dominarlo
e sfruttarlo per i propri interessi, come avviene oggi in particolare con le
grandi multinazionali che governano il mondo; un mondo globalizzato che i deboli governi nazionali presumono di
governare con proclami retorici e astratti.
Ce lo ha insegnato la Grecia di Tsipras, la
Brexit della Gran Bretagna, la Francia dei ‘gilet gialli’, l’Italia di chi
afferma che lo ‘spread’ è insignificante, come in passato per alcuni
sindacacalisti gli aumenti dei salari erano ‘una variabile indipendente’.
In tutta Europa i populismi avanzano: c’è
un malessere diffuso che scaturisce dalla consapevolezza generale che siamo
entrati in una fase storica in cui le nuove generazioni e la società tutta
staranno sempre peggio; e quel che fa più paura è che le élites al governo non
hanno la minima idea di cosa sta succedendo e perciò non sono in grado di
gestire gli eventi.
Ma cosa c’è in comune tra tanti eventi così diversi e così lontani fra loro? Ce lo dice Julia Kristeva, intellettuale a livello europeo: Siamo pervenuti «alla fine della politica per come la conosciamo da oltre due secoli. Una cosa è successa molto tempo fa in Europa, e solo in Europa: la rottura del filo della tradizione religiosa. Con la Rivoluzione francese — né dio né padrone — abbiamo cancellato dio, tagliato la testa al re e messo al loro posto l’ideologia dell’umanesimo, che ha finito per diventare un valore astratto. La politica è diventata la nuova religione, con l’idea che la democrazia rappresentativa possa risolvere i problemi della felicità, della morte, dell’avvenire, l’inferno e il paradiso qui sulla Terra. Abbiamo dato alla politica responsabilità enormi, e questo modello è crollato con la Shoah e i gulag. Sopravvive a stento un’idea più ridotta della politica come gestione dell’esistente, gestione che è comunque soffocata dalla finanziarizzazione dell’economia e della rivoluzione digitale. In questo stato di cose la politica si riduce a show business o carnevale. Donald Trump ne è l’espressione, e infatti arriva ad adattarsi alla situazione meglio degli altri». (Corriere della sera 9 dic. 2018)
La fine della religione cristiana è la fine
della fede nel Padre Eterno ma, dopo le contestazioni degli anni sessanta e
settanta, anche di tutti i padri, da quelli che nelle famiglie vedono sempre
più offuscata la propria autorità, ai Patres, deputati e senatori, sempre meno
attenti al benessere comune. E’ la fine dei valori in cui i grandi partiti del
secondo dopoguerra hanno creduto e da cui sono stati guidati: la libertà
democratica, la giustizia sociale, la solidarietà verso i più deboli in chiave
cristiana o liberalcomunista.
La crisi della figura paterna ha portato con sé l’evanescenza del complesso di Edipo ma anche, come insegna la psicanalisi (Galimberti, Recalcati, Lacan e Hillman), il venir meno dell’Altro, inteso come accettazione del linguaggio e delle regole comuni del vivere sociale, e il depotenziamento dei ruoli che ognuno ricopre nella vita, in nome del diritto a una libertà e a un godimento individuali senza limiti.
Padri che si comportano da amici coi figli, madri che gareggiano in spregiudicatezza con le figlie, docenti che si mettono sullo stesso piano degli alunni e fingono amicizia dove ci dovrebbe essere autorevolezza, parlamentari che affidano ai twitt concetti e progetti politici complessi. E nel disfarsi del tessuto sociale un narcisismo dilagante sui social, un abbandonarsi ad esternazioni superficiali e improvvise nella convinzione che racchiudano il senso profondo della vita.
“Le Aquile Randagie” e “Gli Intrepidi”: due volumetti che raccontano il contributo dello scoutismo clandestino italiano ed europeo alla lotta per la liberazione dai regimi totalitari.
Francesco Marchetti
Come tutti sappiamo lo Scoutismo ed il Guidismo vogliono essere un “gioco” per tutti noi che “giocando il gioco” diventiamo persone capaci di decisioni e giudizi autonomi, cioè persone di libertà.
Purtroppo, come la storia dimostra, i nostri ideali, quelli contenuti nella Promessa e nella Legge scout, non sono mai stati accettati dagli stati totalitari e dal “partito unico” dei regimi totalitari di destra e di sinistra.
Questi regimi, negatori della libertà e della democrazia, hanno sempre ritenuto pericoloso il nostro Movimento e di conseguenza lo hanno vietato, disperso e perseguitato. Eppure, a dispetto di tutto, molti scout delle nazioni oppresse da regimi totalitari, sono rimasti fedeli, anche negli anni più bui delle dittature, agli ideali della Legge e della Promessa conservandoli vivi nei loro cuori, spesso rischiando la libertà e in alcuni casi la vita per questa loro fedeltà.
La strage di un gruppo umano che viveva tranquillamente da migliaia d’anni in Amazzonia e che, per sua disgrazia, ha intralciato l’avidità di uomini appartenenti alla cosiddetta civiltà di oggi.
Italo Leone
“I corpi fatti a pezzi e gettati nel fiume. Aperta un’indagine sul massacro di dieci persone appartenenti ai gruppi indigeni ”incontattati” che popolano le zone più remote della foresta amazzonica.”
E’ il titolo di un articolo che si trova su You Tube.
L’evento, ignorato dai media, ha avuto lo spazio di un trafiletto nella cronaca internazionale di qualche rivista, segno chiaro dell’ indifferenza della nostra società avanzata. Continua la lettura di Il Paradiso perduto→
L’Occidente tecnologico vive ormai in simbiosi con oggetti ‘smart’, intelligenti, da cui in parte dipendiamo. Quali sono i problemi sociali connessi al fenomeno e quali gli sviluppi possibili? Che succederà se si costruiranno robot umanoidi, i nuovi schiavi di un’umanità sempre più disumanizzata e di una robotica sempre più umana? Ho tentato di rispondere in modo semplice.
Italo Leone
Mi è capitato in questi giorni di vacanza di rileggere uno dei più bei libri di fantascienza, la Trilogia della Fondazione dello scienziato e scrittore Isaac Asimov. La trilogia risale agli anni cinquanta del XX sec. ed è la storia di uno scienziato di un lontano futuro che, prevedendo la fine dell’Impero Galattico e l’inizio di migliaia di anni di barbarie, crea una Fondazione per conservare la cultura e ripristinare la civiltà. Di Asimov è anche una serie di racconti, Io. Robot, in cui sono protagonisti dei robot costruiti per servire l’uomo e dotati di intelligenza artificiale. Continua la lettura di Io. Robot→