Cesare Perri
(dal notiziario Tr@cce e-mail n.1-maggio 2012)
Siamo tre essenze congiunte da un indissolubile vincolo di reciproco sostegno; in effetti è come se fossimo un’entità unica, definibile cooperazione.
Sicuramente abbiamo avuto un primo fattore ma non lo abbiamo mai conosciuto così come non sappiamo quando e perché le nostre sementa furono sparse sulla terra. Forse per renderla più rigogliosa e solidale. Alle creature umane piace distinguerci in Responsabilità, Fiducia e Lealtà, mentre gran parte delle altre creature che ci ospitano non ci dicono alcunché: sono semplicemente liete della nostra presenza!
Benché girovaghe, i posti in cui stiamo meglio sono i formicai e ancora di più gli alveari dove ci inebriano gli aromi del miele, mentre un trionfo di vibrazioni sono le nostre danze con i delfini; per la verità stiamo bene anche tra i lupi, purché chiediamo l’ospitalità al capo branco.
Con gli umani è tutta un’altra storia: si domandano a cosa serviamo; per molti di loro siamo solo zavorra e in alcuni luoghi non ci fanno proprio entrare come se fossimo appestate; ma noi temiamo soprattutto coloro che ci accolgono con suadenti richiami; queste creature sono così esperte nei gorgheggi (da loro definiti parole) che spesso ciò che cantano non corrisponde a quello che pensano. Amano suddividersi in gruppi o fazioni (partiti, cosche, sette, lobby, tifoserie, eserciti, etc) dove quando si parla di responsabilità si mira al potere, la connivenza è spacciata per fiducia e la complicità per lealtà.
Tuttavia non vogliamo esser troppo aspre con loro; qualche volta, in alcune famiglie e in alcuni piccoli gruppi, siamo state a nostro agio. Uno di questi, i cui membri si considerano esploratori poiché ogni tanto provano a vivere lontano da certe megatane dove si compra e si vende di tutto compreso l’amore, ci ha chiesto di commentare la qualità dei nostri incontri.
Forse a causa del loro sofisticato linguaggio, gli umani hanno l’ossessione di parlare o scrivere da mane a sera, poca importa se l’oggetto è il vero o il falso o una insulsaggine; importante è essere abili imbonitori per poter convincere, autoconvincersi o lasciarsi convincere con la minor fatica, sia che si tratti di una amicizia che di una merce, di una idea o di un voto.
Non è questo il nostro caso, gli esploratori, poverini, chiedono una conferma, cercano di capire se vi è ancora uno spazio reale (non fittizio, non strumento di altrui fini) per la sopravvivenza del loro gruppo, mano mano che vengono inceneriti i boschi e intossicate le api mentre nel «aere nero e per la nebbia folta» draghi alati ingoiano frequenze e disseminano «malie con le erbe e con le imago», come scrisse un grande cantore.
Nei loro libri mastri vi sono dei saldi principi e giocose tracce di vita ma quanti di loro hanno la fortuna di trovare delle buone guide tra le mura di casa, nelle palestre dell’intelletto, per i sentieri di montagna e per quelli dello spirito? I principi da soli non bastano tant’è vero che perfino diversi esploratori sono divenuti fabbricanti di quisquilie o addirittura piromani. Quando le sopraddette condizioni convergono, più o meno, nell’anelito di una ricerca individuale, i movimenti degli esploratori ricordano quelli delle formiche o delle api e noi ne gioiamo.
E perdonateci se, per farci comprendere, abbiamo imitato alla men peggio il linguaggio contorto degli umani.
Bravo Cesare quando manca “l’essenza” di quello che uno fa e dice, essendo scout, si perde anche la presenza del fare e del dire.La coesione,non parlo di identità, avviene solo nell’essere in cammino…ascoltandosi a vicenda e facendo a vicenda secondo le possibilità di ognuno.Sono molto contento del sito e di riabbracciare scout con cui abbiamo passato la gioventù.
A presto
Pino Corrado