“… fare strada non significa vagare senza meta, ma piuttosto scoprire la propria via, per i piacevoli sentieri della natura in vista di uno scopo preciso…” (Baden Powell)
Francesco Marchetti – Adulto Scout
Un elemento che, fin dall’inizio della sua storia, ha differenziato lo scoutismo dagli altri metodi educativi è la caratteristica peculiare dello scout di mettersi uno zaino sulle spalle e percorrere i sentieri di un bosco insieme ad un gruppo di amici, non per fare trekking, ma per fare route, strada di vita: per vivere, a contatto con la natura, la gioia di una comunità che cresce alla ricerca del disegno di Dio su ciascuno.
Lo stesso Baden-Powell nella “Strada verso il successo” scriveva: “Chiunque può autoeducarsi con il metodo della strada uscendo dagli agglomerati urbani, andando all’aria aperta, percorrendo boschi e prati con lo zaino in spalla ed un bastone in mano, portando con sé la tenda, una coperta ed una gavetta, ma…soprattutto la sua libertà. Marciando all’aria aperta, marciando all’avventura per la campagna, abbeverandosi alle bellezze del cielo, della terra e del mare. Ammirando i colori dei boschi e dei prati, respirando il profumo del fieno e dei fiori, ascoltando la musica dei ruscelli ed il mormorio del vento, imparando a conoscere gli animali e le loro abitudini, fino a sentirsi loro compagno e parte del grandioso piano della natura. Fare strada – concludeva B.P. – non significa vagare senza meta, ma piuttosto scoprire la propria via, per i piacevoli sentieri della natura in vista di uno scopo preciso“.
Appare quindi evidente che essere scout e fare strada sono due cose indissolubilmente unite, e ciò è tanto più vero se parliamo di scout cattolici. Infatti, leggendo il Vangelo senza soffermarci sui particolari, ma cogliendone la visione d’insieme, la strada e l’andare ci appariranno come palcoscenico e filo conduttore di tutta la vicenda terrena del Cristo: Matteo in 9.35 scrive: “ Gesù intanto percorreva tutte le città ed i villaggi, predicando il vangelo e sanando ogni malattia ed ogni infermità”. E’ lungo la strada che Gesù insegna ed incontra la gente, è lungo la strada che va incontro alla croce: “ed egli portando su di Sé la croce uscì verso il luogo detto cranio (in ebraico Golgota) dove lo crocifissero” (Giovanni 19.17). Ed è ancora camminando lungo una strada che, dopo la resurrezione, incontrerà i discepoli di Emmaus interrogandoli: “di che cosa state parlando tra di voi cammin facendo?” (Luca 24.17).
Se quanto fin qui argomentato vi sembra convincente, e se, come me, ritenete che l’educazione sia un vero e proprio processo di liberazione dell’uomo che non si conclude mai, converrete che abbia senso il progetto di essere degli adulti che fanno strada e che perciò continuano ed essere scout. Idea, quest’ultima, per molti quanto meno bizzarra, perché convinti che sia fuori luogo essere adulti e contemporaneamente essere scout. Per molti infatti lo scoutismo finisce con l’età giovanile e l’unica cosa in cui possono impegnarsi gli adulti è fare gli educatori dei ragazzi. Che ci siano persone, che ancora credono di poter fare lo scout da adulto, non per educare i ragazzi, ma per autoeducarsi in un cammino di crescita personale e comunitaria, è da tanti ancora considerata una vera eresia. Si amici, per molti, noi Adulti & Scout siamo una eresia !
Ora per confutare questa opinione, per trasformare questa eresia in quello che è, una concreta realtà, cercherò di spiegare sinteticamente, ma spero con chiarezza, la mia idea su quello che è il metodo possibile di uno scoutismo per adulti.
Nel cammino di un movimento di Adulti Scout ci sono da sempre due grandi pericoli, “Scilla e Cariddi”, due scogli su cui può naufragare la barca di uno scoutismo per adulti:
Il primo scoglio è quello di ridursi ad essere una associazione di ex combattenti e reduci, un manipolo di nostalgici che si ritrovano, di tanto in tanto durante il tempo libero, per vivere qualche piccola avventura di sapore scoutistico, tra buon cibi, miglior vino e bel canto. Un pericolo sempre presente soprattutto da parte dei “Vecchi Scout”.
Il secondo scoglio è quello di pensare che lo scoutismo è stata una esperienza importante, ma finita con gli anni giovanili, ed oggi è molto più importante fare un bel movimento politico che, nella società contemporanea, sappia esprimere di volta in volta le sue idee e le sue posizioni. Cioè essere un gruppo di persone che si ritrovano insieme per percorrere un cammino di caratteri politico, sia pur rivestito dei linguaggi e dei riti dello scoutismo.
Tra questi due estremi, fare un movimento di reduci o fare un movimento politico, a mio giudizio, c’è la strada maestra, difficile, ma possibile, di fare un movimento di adulti scout che sappia tracciare un cammino di crescita e di servizio, un cammino di educazione permanente per adulti, nella convinzione che dopo l’associazione giovanile che ci ha insegnato il “grande gioco della vita” c’è bisogno di un movimento per adulti che ci insegni e ci aiuti a “metterci in gioco”.
Nello scoutismo, come tutti sanno, c’è una specie di staffetta per cui gli Esploratori ricevono il testimone dai Lupetti ed i Rover ricevono il testimone dagli Esploratori. Noi Adulti Scout riceviamo il testimone dai Rover e quindi chi si mette sulla strada per fare scoutismo adulto parte dai tre elementi fondanti del roverismo: 1) si ritrova in comunità 2) fa servizio 3) fa strada. Presi questi tre pilastri della branca rover come parte integrante del nostro essere scout, qual è la differenza specifica dello scoutismo adulto? Si può riassumere computando tre volte la lettera “C”:
Cuore: Quando “facciamo strada nel cuore”, scegliendo la strada della costante crescita umana e spirituale, convinti come siamo che la persona è un essere in costante divenire, e quindi l’educazione è un processo che non si conclude mai. E che la Fede è un dono che va coltivato ed accresciuto, con un instancabile cammino alla ricerca di LUI del Dio fattosi uomo, che è poi la ricerca del senso ultimo della vita.
Creato: Quando “facciamo strada nel creato”, cioè nella natura, considerandola immagine di Dio e grande maestra di vita. Impegnandoci a conservarla per le generazioni future, senza però divinizzarla. Riappropriandoci della vita all’aperto, non come evasione turistica, ma come metodo scout per eccellenza, teso a confermare il carattere ed a confermare la personalità.
Città: Quando “facciamo strada nella città”, scegliendo di prendere parte ai problemi della gente senza prendere partito. Scegliendo la via di “convincere” (vincere-con) piuttosto che quella di “vincere”. Comprendendo che la legittima diversità delle opzioni politiche è un valore, se coniugata alla ricerca dell’unità in un valore più alto e più vero, che è quello di essere figli di uno stesso Dio ed annunciatori e testimoni della sua “parola”.
Mi piace concludere questa mia riflessione sul come essere adulti che “fanno strada”e quindi “adulti e scout” con l’augurio (che è una speranza) che ogni scout dopo aver preso la Partenza sappia condurre i propri passi, sappia condurre i propri piedi la dove indica Isaia (50.7) quando scrive: “Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di bene che annuncia la salvezza”.
Buona Strada.