Una rara testimonianza dei primi passi dello scoutismo a Nicastro nell’articolo di un giornale scolastico.
Lucio Leone
I vecchi giornali sono una fonte straordinaria di informazioni. Nicastro, quando era comune autonomo, di giornali ne ha avuto molti a partire dal lontano 1869, epoca in cui venne stampato il primo, che si chiamava Il Fiammifero.
Accanto ai giornali, per così dire, consueti e commerciali, Nicastro annovera, occasionalmente, anche qualche giornale scolastico. Nell’autunno del 1960 ne uscirono diversi, tutti numeri unici, quasi che i vari istituti superiori presenti nella città facessero a gara tra loro. Mi è capitato, per un caso fortunato, di averli tutti a mia disposizione. Uno di questi, datato novembre 1960, è intitolato Intervallo, numero unico della classe II A del Liceo “F. Fiorentino” di Nicastro. Era la classe di Italo Leone e del compianto nostro compagno di strada Aldo Canino, che di quel giornale erano due dei collaboratori. Entrambi, Italo e Aldo, erano da pochi mesi esploratori dell’ASCI, avendo giurato la prima promessa scout il 15 maggio di quello stesso anno.
C’eravamo quel giorno a giurare insieme con loro anche alcuni che oggi militiamo nell’odierno Gruppo Tracce lametino: Renato Borelli, Mario Cuiuli, Lillino Gaetano, Gigi e Remo Mannucci, Francesco Marchetti, Agostino Porchia, Lucio Leone.
Tra le colonne di Intervallo compare un articolo dal titolo «Scout», che non porta purtroppo la firma dell’autore, ma che io attribuisco, pur con qualche riserva d’obbligo, a don Saverio Gatti, fondatore dello scoutismo nicastrese e assistente spirituale del gruppo per tanti anni. Il modo di porgere i concetti mi sembra quello pacato e, nello stesso tempo, incisivo, del mai dimenticato don Saverio.
L’autore, che non vuol cadere nell’arida polemica e cerca invece di far comprendere le cose entrando nel cuore delle persone, così scrive: «SCOUT… Zulù è l’appellativo recente che dà loro un settimanale umoristico italiano».
Poi continua, raccontando di un incontro con un conoscente, le cui parole lo avevano lasciato un po’ amareggiato: «Un padre mi disse: – Non riesco proprio a capire perché vi dobbiate tanto affaticare ad arrostire nella gavetta un po’ di pasta, quando… – e con un gesto evasivo voleva significare: – Ma chi ve lo fa fare?».
In conseguenza di ciò l’autore, approfittando della stampa del giornale scolastico, spiega, in modo semplice, dando alle sue argomentazioni un carattere didattico e divulgativo, quali erano i principi formativi dello scoutismo, che spingevano degli adolescenti a optare per questa forma educativa invece di un’altra.
Mi è sembrato di percepire che le incomprensioni di qualcuno sui giovani scout nicastresi e sullo scoutismo, sconosciuto a chiunque fino a quel momento dalle nostre parti, riguardassero oltre che qualche genitore e qualche studente anche più di un docente, abituato ancora a pensare, probabilmente, che non potesse esistere nessun’altra forma educativa che non fosse quella offerta dalla Scuola e che svolgere le attività scout fosse una semplice perdita di tempo e distraesse dallo studio.
Infatti l’autore chiude così il suo intervento: «Anche a Nicastro vi sono gli scout e nel nostro istituto se ne contano ben 15, ma pare che non godano la simpatia dei loro compagni e di alcuni professori che ora, almeno, spero mutino al più presto il loro parere su questi Zulù».
La mente di don Saverio era quella di un sacerdote acuto, moderno e lungimirante. Lo prova il fatto che oggi a Lamezia i gruppi scout sono tantissimi e i giovani che vi aderiscono non si contano.
Dunque, possiamo con cognizione di causa concludere che gli scettici di allora avevano torto marcio.