Un ricordo di Aldo Canino durante le esequie che si sono svolte nella Cattedrale di Nicastro il 6 ottobre 2015.
Italo Leone
Ci sono dei momenti nella vita di ciascuno di noi in cui il flusso quotidiano degli automatismi, anche per poco, si interrompe e noi ci troviamo a guardare, come da spettatori, allo spettacolo della vita di cui noi stessi siamo protagonisti.
E’ quello che è accaduto a me alla notizia della morte di Aldo.
Coetanei, compagni di classe per tutta la Scuola media e il Liceo, spesso insieme a studiare e scherzare nella casa accogliente del Rione Torre, dove ero accolto dall’affetto del padre e della madre di Aldo che amavano raccontare anche a me gli aneddoti soffusi di una serena comicità su come si erano conosciuti e innamorati. Una famiglia che traeva forza dal coraggio con cui si sapeva guardare alle difficoltà della vita, dalla comprensione verso i figli che non era lassismo, dalla capacità di trovare le parole giuste in ogni circostanza. Credo che il carattere di Aldo si sia foggiato attraverso quest’esempio, come poi si è arricchito con la serietà negli studi e la preparazione che sia alla scuola media sia al Liceo ci ha fornito una classe docente di grande spessore. E’ stato in quegli anni che, essendo anche alunni di don Saverio Gatti, siamo stati sollecitati a partecipare a quel progetto educativo che don Saverio aveva immaginato: creare un gruppo scout a Nicastro. Noi ragazzi eravamo attratti dal gusto dell’avventura, dal desiderio di evadere dal piccolo mondo chiuso del paese, dalla consapevolezza di poter crescere nel modo migliore in un gruppo così innovativo che, a quei tempi, era considerato con preoccupazione dalle nostre stesse famiglie. Siamo cresciuti con Aldo in questo clima, nella stessa squadriglia delle Pantere, nello stesso Riparto, nella stessa sede in cui abbiamo fatto l’identica Promessa scout. Insieme, lui alla guida del Branco, io a quella del Riparto, abbiamo dovuto fin da ragazzi assumerci responsabilità che richiedevano forse un’età più matura.
L’esperienza ci ha condizionato come ha condizionato molti di quelli che sono ora in questa Chiesa davanti alla bara di Aldo. Nessuno di noi ha mai rinnegato quell’esperienza, se poi abbiamo fondato il MASCI, il movimento degli scout adulti, e il Gruppo Tracce, convinti che il sapersi confrontare è fondamentale anche nella inevitabile diversità degli orientamenti ideologici. Aldo ha portato i valori del gruppo in cui si è formato nella famiglia, nel mondo del lavoro, nei rapporti con gli altri, mantenendo sempre fede alle semplici parole della promessa scout: uscire dal gretto interesse individuale per cercare la crescita complessiva del gruppo in cui si opera, con l’impegno quotidiano e la creatività. Aldo è stato un creativo quando fino all’ultimo, anche parlando con difficoltà, ci ha offerto la sua opinione e la sua esperienza. E’ stato un creativo quando si è dedicato con passione all’arte della fotografia, ritraendo i meravigliosi paesaggi della nostra Calabria; è stato un creativo quando, da una radice o da un legno apparentemente inutile, intravedeva la possibilità di rappresentare qualcosa.
Nel breve viaggio che la vita ci consente, sono convinto che Aldo continuerà a essere insieme a noi per difendere i valori in cui tutti noi abbiamo creduto.