Un ricordo di Aldo Canino, che il 5 ottobre 2015 è salito a far parte della “Pattuglia del Cielo”.
Renato Borelli
Aldo carissimo,
in queste notti, insonni, trascorse dopo la tua chiamata nell’Alto dei Cieli, che sicuramente stai percorrendo in lungo ed in largo, ho ripercorso la strada che abbiamo fatto insieme, dai banchi della scuola a quelli della vita, fino a quando non ci siamo divisi, tu da una parte io dall’altra, ma mai abbandonando il nostro massimo comun divisore, il nostro comune stile di vita.
Ho ben impresso nella memoria quanto siamo stati fratelli, quanti sogni abbiamo costruito, quante ambizioni abbiamo coltivato, quante delusioni abbiamo subito; ma anche le nostre piccole conquiste rappresentate, faccio per dire, da quella piccola macchina fotografica, di fabbricazione russa (Laika, se non sbaglio, acquistata per dieci-dodici mila lire) che poi ha dato la stura al tuo talento fotografico e da quella moto che avevamo ristrutturato, ma che ci ha procurato più delusioni che soddisfazioni: quella vigliacca, per un ritorno di fiamma, si incendiava ad ogni piè sospinto!
Aldo, durante una delle visite a te sofferente, mi ricordavi che il nostro parametro di “appetibilita” dell’universo femminile che allora ci ruotava intorno – non penso sia un peccato dirlo – era direttamente proporzionale agli anni di galera che saremmo stati disposti a sopportare in compagnia della designata, prescelta “leggiadra fanciulla”.
Sì, è vero, abbiamo vissuto una vita in salita, noi che venivamo dal niente; ma niente ci ha condizionato, niente ci ha fermato, niente ci ha tolto il sorriso dalle labbra, niente ci ha creato, ieri come oggi, scrupoli di coscienza e ripensamenti: tutto sommato, abbiamo vissuto, consapevolmente, una vita sana, fuori dai compromessi e dai mercanteggiamenti, conservando intatta la capacità di stupirci e di godere per la bellezza di un’alba o di un tramonto.
Purtroppo, non fuggendo dalla realtà attraverso “incantamenti” (quegli stessi da noi vagheggiati negli anni in cui tutto scivola sulla pelle…), alla resa dei conti devo prendere atto che tutti i nostri sforzi nella direzione di una vita migliore, di un mondo più a misura d’uomo, non sono valsi a impedire che la realtà intorno a noi addirittura peggiorasse.
Aldo carissimo, sicuramente stai percorrendo a piedi le vie del Cielo ed avrai scoperto se la vita è una partenza o un ritorno, mentre io navigo nell’incertezza: nel momento in cui credo di aver trovato la verità, essa mi sfugge di mano.
Certamente intercetterai il nostro caro don Saverio e quanti di noi altri lo hanno già seguito.
Ebbene, caro fratello mio, il nostro Dio ti ha probabilmente chiamato per organizzare, tra le vie del cielo, quanto facesti giù tra noi mortali. Disegna l’organigramma. Se nulla osta, quando verrà il momento, ti raggiungerò. Se poi riesci a far rivivere le Pantere, vedi tu: avremo fatto bingo.
Intanto cerco di farti pervenire la nostra moto: Ducati 150 Tv, naturalmente in piena efficienza. Non vorrei che non venissi a prendermi all’arrivo!
Ciao, a ritrovarci.
Renato