L’enigma della pipa


PipaUn vecchio-scout prova a raccontare cosa è il MASCI ad un boy-scout cieco

Francesco Marchetti

Nel mese di agosto sono stato ospite, per un giorno, al campo estivo di un reparto scout.  Appena arrivato, nella tarda mattinata, prima di pranzo, dovendo il reparto allontanarsi dal luogo del campo per circa un’ora, per una esercitazione di orientamento e topografia, Giovanni, il Capo Reparto, mi ha chiesto se potevo fare compagnia ad uno dei suoi scout. Un ragazzo praticamente cieco per una rara maculopatia genetica che a differenza di quelle senili colpisce in età giovanile. Mi ha presentato a Paolo come Scout del MASCI e ha detto che lasciava noi due a sorvegliare il campo per il tempo dell’esercitazione. Ci siamo seduti sull’erba, in un punto in cui si potevano vedere  la piana ed il golfo di Sant’Eufemia.
Ci siamo messi a parlare della sua famiglia, il padre è un collega medico, e delle vicissitudini che  lo hanno portato a perdere quasi completamente la vista. Ad un certo momento mi ha chiesto se si vedeva il mare e se potevo descriverlo. Ho fatto del mio meglio per raccontare ciò che vedevo: la curva della linea di cosVecchio e giovane scoutta, il verde della pianura che si confondeva con l’azzurro del mare, le sagome delle grandi petroliere che si disegnavano sulla linea dell’orizzonte. Poi mi ha chiesto come era la giornata, mi diceva di sentire il caldo del sole, ma voleva sapere se, da dove eravamo seduti, si vedeva il cielo: e anche in questo caso ho cercato di essere un buon cronista, descrivendo il cielo azzurro e terso, solcato solo da poche innocue nuvole bianche che andavano assumendo le forme più bizzarre che provavo a “disegnare” con le parole.

Poi, dopo una pausa, rivolgendo il viso verso di me, mi ha chiesto: Giovanni ha detto che sei uno scout del MASCI, ma cos’è il MASCI?

Confesso che la domanda mi ha preso alla sprovvista e la risposta li per li è morta in gola, mentre i miei pensieri andavano a mille…
Già, ho pensato, che cosa è il MASCI? Sono censito nel Movimento da più di 40 anni e a questa domanda ho sentito dare tante risposte, più o meno condivisibili, ma nessuna mai esaustiva. Cos’è il MASCI? Quello del “sogno” di Mario Mazza o quello, così diverso da quel sogno, che viviamo oggi? Cos’è il MASCI?  Quello a cui hanno dato una impronta personale i suoi tanti Presidenti da Carlo Ceschi, che firmò la mia tessera, via via attraverso Mira, Giaculli, Antonacci, Gentili, Prezioso, fino alla rivoluzione copernicana voluta da Riccardo della Rocca, una avventura che ho vissuto in prima persona?  Cos’è il MASCI?

Il mio prolungato silenzio deve aver allarmato Paolo perché mi domandò: Francesco, qualcosa non va?

La sua voce mi riportò alla realtà e, riflettendo ancora un secondo, risposi: Scusa, stavo pensando che, perché tu possa capire cos’è il MASCI, prima devo svelarti “l’enigma della pipa”…. Ma, mi raccomando, deve rimanere un segreto tra me e te!

L’enigma della pipa? Dai racconta! disse Paolo, visibilmente incuriosito.

Tanti, tanti anni fa, quando ero un ragazzo come te, in un assolato pomeriggio dell’ottobre  1962, alla presenza del gruppo schierato in quadrato per i “passaggi di branca” lasciavo il Reparto per “salire” al Clan. Bivacco di SqLa commozione di separarmi dagli  amici della squadriglia Volpi era mitigata solo dall’orgoglio di “salire” tra i grandi del gruppo, tra i “vecchi rover”: scout con la divisa color cachi ed il capellone sformato  dalle molte uscite sotto la pioggia e dalle mille misteriose avventure, di cui si favoleggiava tra noi ragazzi del Reparto. Nei giorni immediatamente seguenti a quella, per me, indimenticabile e non dimenticata cerimonia, investii mia madre del compito di adattare, lavare e stirare la mia nuova uniforme color cachi, che avevo rimediato, come si faceva allora, al mercato dell’usato, scegliendo tra vecchi capi militari dismessi. Personalmente, invece, in gran segreto, mi accinsi all’importante compito di comprare una pipa….

Una pipa?  Disse perplesso Paolo

Sì una pipa! Esclamai, sorridendo al ricordo della pipa Ronson a fumo freddo che, in proporzione alle mie scarse risorse economiche, era costata un vero patrimonio…

Perché una pipa?

Perché, a mio giudizio, la pipa era, insieme alla barba ed al cappellone sformato, l’accessorio necessario ed  irrinunciabile  per essere un vecchio rover, quale ormai mi sentivo. Nei mesi successivi, durante i pernottamenti con il Clan, continuai ad armeggiare disperatamente con pipa, sacca del tabacco e fiammiferi, nell’inutile tentativo di accendere e soprattutto tenere accesa la mia pipa. Tentativi vani perché non riuscii mai  a tenerla accesa per più di un minuto consecutivo, tra le risate e gli affettuosi sfottò dei veri vecchi rover… Poi, un giorno di agosto nel corso di una route, il nostro Assistente Ecclesiastico, durante una delle solite chiacchierate a due, che amava avere con ogni componente del Clan, mi disse tra il serio ed il faceto:  Caro Francesco se vorrai veramente essere pronto per il giorno della partenza, penso tu debba risolvere prima di tutto l’enigma della pipa. Credo abbia letto sul mio viso un senso di sbalordito smarrimento perché aggiunse: Sì, Francesco, per divenire uno scout adulto devi riuscire a capire cosa sia veramente importante per poter accendere la tua pipa: i fiammiferi, il tabacco, la pipa stessa …o cosa? e dopo avermi affettuosamente appoggiato entrambe le mani sulle spalle, aggiunse buona strada”… e si allontanò.  Devo dirti che faticai a riavermi dalla sorpresa, ma poi pensai che in fondo aveva voluto solo scherzare. Ti confesso che nei mesi e nelle route che seguirono spesso mi venne da pensare “all’enigma della pipa”, ma non ebbi mai il coraggio di ritornare  sull’argomento, né lui lo fece più. E così giunse il momento della “Partenza”; dopo la Promessa forse il momento più emozionante della mia vita scout, ma anche un momento un po’ triste perchè sapevo di dover lasciare il gruppo e pensavo fosse il termine di quella che fino ad allora era stata una bellissima avventura. La sera che precedette la cerimonia, il nostro Assistente ecclesiastico volle avere un colloquio personale con i “partenti”. Giunto il mio turno, appoggiatemi  entrambe le mani sulle spalle, mi disse: Allora, Francesco, hai risolto l’enigma della pipa?. Avrei voluto piangere… per me era un momento importante e non mi sembrava proprio il caso di tornare a scherzare sulla mia la pipa… ma continuando aggiunse: Non hai capito, vero…? Scossi sconsolato la testa, ed allora sul suo viso apparve un sorriso buono, e continuò:  La prima ed indispensabile condizione per accendere la pipa è la coscienza che essa sia spenta…!!! In altri termini, se dopo la partenza crederai di essere uno scout “arrivato” non diventerai mai uno vero scout, soltanto se avrai la coscienza di non essere “arrivato”, continuerai a fare strada ed a cercare di migliorarti…. soltanto chi “sa” di avere la pipa spenta si adopera per accenderla, gli altri, e purtroppo credimi sono ancora tanti, continuano a rigirarla, spenta, tra i denti, nell’arrogante illusione di essere dei veri fumatori di pipa, senza esserlo, e soprattutto senza poterlo diventare mai.  Rimasi un attimo interdetto poi, con uno moto spontaneo lo abbracciai di slancio. La vena di tristezza per una bella avventura giunta al termine si era ora trasformata nella gioia “del partire”: partire verso una nuova avventura, quella di un adulto che nel fare quotidiano iniziava ad applicare i valori ed i principi appresi, pur continuando, insieme ad i suoi amici di sempre, il percorso educativo scout. Un percorso educativo che, da adulto, gli avrebbe permesso di continuare a crescere senza fine, nel carattere, nella capacità di condivisione, nella fede e naturalmente nelle opere… E quindi puoi capire che fu conseguenza ovvia, pochi giorni dopo, costituire con gli altri amici che avevano preso la partenza, una Comunità MASCI.”

Dopo un attimo di riflessione Paolo disse: Insomma, se ho capito bene, anche i vecchi possono continuare ad essere scout.

Sorrisi… e replicai: sì, diciamo che si può continuare ad essere scout anche quando si è… grandi di età…

Ma, ancora non riesco a capire: se con la “Partenza” non fai più parte del gruppo scout della parrocchia, come puoi essere ancorano uno scout?

Trassi un paziente e profondo respiro e continuai: Vediamo se posso spiegarti meglio con un esempio: Tu prima di entrare nel reparto Lupetto-Rover-BPcome esploratore sei stato nel Branco con i lupetti e tra qualche anno lascerai il Reparto e diventerai un Rover ed infine prenderai la partenza e, come feci io allora, anche tu lascerai il gruppo.
Un po’ nello stesso modo io e il tuo papà, che oggi siamo adulti, prima di terminare gli studi e diventare medici, abbiamo studiato alle elementari, poi alla scuola media e al liceo e infine all’università dove abbiamo preso la laurea, che possiamo immaginare come una “partenza”, avendo terminato il corso di studi. Quindi io e il tuo papà dopo la laurea abbiamo lasciato l’università dove da studenti studiavamo per diventare medici ed abbiamo iniziato a lavorare come medici.

Paolo dopo breve riflessione esclamò: Quindi dopo la partenza si è già scout e non c’è più bisogno di continuare a stare nel gruppo, come dopo la laurea non è più necessario andare all’università e studiare!
Diciamo che quello che dici in parte è vero e in parte no: certo, dopo la laurea non si studia più come alle elementari o all’università, non vai più a scuola, non vai più ogni mattina in un’aula dove ci sono i maestri o professori che ti fanno lezione, vai, in quanto medico, all’ospedale a lavorare, ma in qualche maniera continui a studiare…

E come?

Tuo papà va ai congressi e fa i corsi di aggiornamento, e sai perché?

Perché deve fare tanti punti ogni anno, altrimenti lo licenziano!

Sorrisi per la concretezza della osservazione e continuai… sì, anche per questo, ma soprattutto perché tuo papà è un bravo medico e sa che se vuole fare bene il suo dovere di medico, cioè curare gli ammalati,  deve continuare a studiare, certo in modo diverso da quando andava a scuola.

Perché? A  scuola non gli hanno insegnato bene a fare il medico?

No, a scuola gli hanno insegnato tutto, ma sai, ogni hanno si scoprono medicine nuove e anche malattie nuove, medicine e malattie che quando tuo papà era all’università non si conoscevano, Ecco perchè tuo papà, che è un bravo medico, sa che se vuole ogni giorno continuare a curare bene i suoi malati, certo non ha bisogno di tornare a scuola come se fosse ancora uno studente, ma sa che deve leggere le riviste mediche, andare ai congressi e ai corsi di aggiornamento.

Quindi dopo la partenza, cosa debbo fare se voglio essere un bravo scout visto che non dovrò continuare a fare i campi scuola…?

Sorrisi, ancora una volta, e gli domandai: Qual è il compito principale di un medico?

Curare gli ammalati

Qual è il compito principale di uno scout?

Lasciare il mondo migliore di come lo ha trovato

Ecco, come i medici, lasciata l’università dove io e il tuo papa ci siamo è preparati ad essere medici, sentono il bisogno di confrontarsi con altri medici ed aggiornarsi continuamente sulle nuove malattie e sulle nuove medicine

Così gli Adulti Scout del MASCI, dopo la Partenza, lavorano nella società, per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato, ma sentono anche il bisogno di continuare a confrontarsi con gli altri Adulti Scout, per “aggiornarsi” continuamente sul modo migliore di realizzare nella loro vita questo compito a cui si sono impegnati con la Promessa.Fazzoletto Masci

Hai capito ora cos’è il MASCI?

Credo di si: persone grandi, come papà, che aiutando gli altri con il loro lavoro continuano a studiare il modo di lasciare il mondo migliore di come lo hanno trovato

E sai perché?

Perché sono persone buone come papà?

Si certo, persone buone come il tuo papà, ma soprattutto persone che hanno imparato con l’esperienza che il modo migliore per essere felici è fare la felicità degli altri. il tuo papà vuole che tu e tutti i ragazzi come te possiate vivere in un mondo migliore ed essere felici.

Dopo un momento di silenzio, mi ha sorriso con i suoi occhi spenti e ha mormorato:

E’ proprio bello essere scout…anche da vecchi…

Forse non ci crederete, ma per la prima volta non mi ha pesato essere “vecchio”

Stretta la foglia larga la via… Cos’è il MASCI? Forse è tante cose che ancora non ci sono ben chiare, ma quel giorno mi è sembrato che fosse “la favola bella” raccontata ad un ragazzo cieco, che forse domani, inseguendo “il sogno” saprà “vedere” la strada giusta per costruire un mondo migliore ed essere, così, un vero Adulto Scout.

B.S. Francesco Marchetti

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