La necessità di un nuovo umanesimo.
Valentina Vitale
Gli atti di barbarie e le atrocità commesse durante la seconda guerra mondiale costituirono un vulnus profondo nella coscienza dell’umanità che ricercò e trovò all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la volontà che quanto accaduto non avesse a ripetersi mai più.
Il 10 dicembre 1948 veniva proclamata la Dichiarazione Universale dei diritti umani che sanciva – per la prima volta nella storia dell’umanità – che tutti gli uomini di tutti i Paesi del mondo, senza alcuna distinzione, erano portatori di diritti e libertà inderogabili ed inalienabili.
Ancora: nella nostra Costituzione del 1947 all’articolo 13 si legge: “La libertà personale è inviolabile. E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà”.
Infine ma non ultimo: la Convenzione europea sui diritti dell’Uomo, all’articolo 3 recita: “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
Sia la Costituzione che il diritto internazionale, dunque, affermano l’assoluto divieto alla tortura.
Sembrerebbero affermazioni di principio assolutamente logiche perché in qualche modo già scritte nel nostro patrimonio genetico. Invece non è così. L’uomo riesce a dimenticare in modo direi ciclico gli orrori di cui si è macchiato per tornare a macchiarsi di altri delitti ugualmente efferati. E’ di pochi giorni fa la notizia che l’Italia è stata condannata dalla corte europea di Strasburgo a pagare la somma di 35.000 euro al cittadino Arnaldo Cestaro, di anni 75, perché torturato e che rischia una gravissima sanzione per non aver legiferato introducendo nel nostro codice penale il reato di tortura (già per questo stesso motivo nel 1999 la Corte europea ammonì il nostro Stato).
I fatti contestati risalgono a quanto avvenuto durante il G8 tenutosi a Genova nel 2001.
La barbarie materializzatasi nella notte del 21 luglio all’interno della scuola Diaz è incisa nei nostri ricordi prima ancora che sulle pagine dei giornali.
A Genova c’era già “scappato il morto”; il giovane Giuliani era stato ucciso durante i violenti scontri tra la “piazza” e le forze dell’ordine perché qualcuno non aveva saputo mantenere i nervi saldi provocando ciò che mai, per nessun motivo, dovrebbe accadere. L’Italia rimase stordita, quasi non riuscisse ad elaborare i fatti. L’orrore venne dopo, con l’irruzione violenta delle forze dell’ordine nella scuola Diaz e con le inumani torture nella caserma di Bolzaneto. In quei luoghi la democrazia subì una inaudita sospensione per lasciare campo libero (gli atti dei processi e la condanna dell’Italia confermano in modo inoppugnabile) alla barbarie, al sopruso, alla disumanità. “Un massacro ingiustificabile“, “una pura esplosione di violenza“. E’ il timbro finale della corte di Cassazione sull’irruzione alla scuola Diaz condotta dalla Polizia di Stato durante il G8 di Genova del 2001, conclusa con oltre 60 feriti su 93 arrestati. “La condotta violenta” della polizia ha “gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”, si legge nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza che il 5 luglio…” (da Il Fatto quotidiano del 2 ottobre 2012).
Non meno disumani gli accadimenti nei giorni seguenti nella Caserma di Bolzaneto. I prigionieri, nudi, erano costretti a fare flessioni, a latrare come cani o ragliare come asini, a ricevere colpi con stracci bagnati in parti delicate del corpo, ad essere irrorati di gas urticanti. Per non dire di piercing strappati con la forza, di dita divaricate ed aperte fino all’osso, di teste fracassate contro i muri ed infilate in bagni alla turca, di milze spappolate.
Come sono stati possibili fatti così sconvolgenti in un’Italia considerata civile? Da dove vengono atti così devastanti per il singolo e per la stessa democrazia? Dove eravamo e dove siamo noi cristiani e cattolici?
Quello che colpisce è la sproporzione di forze tra quanti hanno fatto irruzione alla Diaz e chi dormiva, tra i carcerieri di Bolzaneto e gli “arrestati”; l’inaccettabile (ammesso che possa essercene) si nasconde nelle ore intercorse tra i disordini della piazza (essi stessi inspiegabili dal momento che le forze dell’ordine ed i loro capi hanno il preciso compito/dovere di mantenere proprio “l’ordine pubblico”) ed il massacro all’interno della scuola. Non sembra una reazione a caldo mentre i fatti esplodono e le menti possono impazzire ma un disegno creato a tavolino per dimostrare che “lo Stato” non si lascia intimidire e sa reagire. E’ il potere che difende se stesso e dimostra a chi osa sfidarlo di poterlo schiacciare come insetto inopportuno ed insopportabile. E’ la dimostrazione sul palcoscenico del mondo che le turbolenze di certe teste calde vengono “punite” senza se e senza ma. Ecco allora che lo Stato a cui è demandato il compito di difendere e tutelare i nostri diritti e le nostre libertà diventa il principale ostacolo per l’esercizio della democrazia. La Società umana è dominata dal potere e l’uso della forza è fine ad esso.
I fatti di Genova mi richiamano alla mente Guantanamo nelle cui celle vivono accucciati come bestie e sottoposti a cieca tortura (lo testimoniano decine di fotogrammi passati in televisione) quanti sono dichiarati terroristi.
L’attacco alle torri gemelle nel settembre 2011 ha segnato la fine del mondo come lo abbiamo conosciuto. Il terribile trauma subìto dal popolo americano ha cambiato, non da solo certo, il cammino della storia e del mondo ed ha ridato legittimità alla tortura quale strumento di controllo del bene sul male.
Non è mia intenzione porre sullo stesso piano gli eventi dell’11 settembre americano con il G8 di Genova. Non lo sono di certo; ma la tortura non è mai giustificabile nemmeno in situazioni di emergenza.
Come cristiani siamo anzi impegnati a difendere la persona umana in tutta la sua dignità, ovunque ed in qualsiasi frangente: nelle situazioni confuse della storia, nelle nostre case, nelle nostre comunità.
Ce lo dice Bergoglio: “ Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia…….è inutile chiedere ad un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite… E bisogna cominciare dal basso” (intervista a civiltà cattolica);
Ce lo impongono i forti legami tra l’idea cristiana di diritti naturali e l’attuale dottrina dei Diritti dell’Uomo;
Ce lo chiede la natura divina che Dio ha inciso in noi.