Fa’, o Signore, che non abbiamo paura delle novità

Il dramma della Chiesa Cattolica Romana è tutto racchiuso in questo mezzo secolo postconciliare e nel tentativo non portato a compimento di una riconciliazione tra la Chiesa Cattolica e la società in così rapido cambiamento.

Italo Leone

Papa Francesco e Benedetto XVI

C’è in questa foto la sintesi della storia della Chiesa successiva al Concilio Vaticano II. La prima osservazione che mi viene da fare è che mai nella storia della Chiesa due Papi, uno Emerito che ha rinunciato al suo ruolo e uno nel pieno dei poteri, hanno convissuto così vicini e mostrato vicendevolmente rispetto e affetto reciproco. Ma la cosa ancora più significativa è che idealmente sono con loro presenti altri due Papi, Paolo VI di cui si celebrava la beatificazione e che ha portato a compimento il Concilio Vaticano II e Giovanni XXIII che ha voluto e iniziato il medesimo Concilio.

Il dramma della Chiesa Cattolica Romana è tutto racchiuso in questo mezzo secolo postconciliare e nel tentativo non portato a compimento di una riconciliazione tra la Chiesa Cattolica e la società in così rapido cambiamento.

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Italo Leone – Fa’, o Signore, che non abbiamo paura delle novità 

I beni immateriali del territorio

Una  proposta  all’Agesci  e  al Masci:  valorizzare,  nei progetti  educativi,  i beni immateriali del nostro territorio.

Aldo Canino

Lamezia Terme-San Teodoro e CastelloDa sempre noi scout, soprattutto i più anziani delle Co.Ca. o del Masci, ci chiediamo come mai non siamo riusciti a lasciare “tracce” sul territorio del nostro essere scout.
Ciascuno di noi, sotto sotto, aspira all’immortalità, o creando “scuole di pensiero” o di metodologia scout, o costruendo edifici colossali, ovvero lasciando segni imperituri della propria presenza su questa terra. Quando questi segni “appaganti” non li vediamo, ci assale una sensazione di inadeguatezza e pensiamo che forse abbiamo sbagliato qualcosa, che forse dovevamo o dobbiamo ancora oggi impegnarci in politica.

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La narrazione

Considerazioni sull’importanza della narrazione nella metodologia scout.

Aldo Canino

Nella primavera del 1991 ho fatto un viaggio in nave nei Caraibi e I’ultima tappa è stata Miami. Oltre al normale giro turistico nella città, ove erano stati ambientati tanti film e telefilm polizieschi che io seguivo con passione, c’era la possibilità di fare un giro nelle Heverglades.
Le Heverglades sono quella immensa area di laghetti e stagni che oltre a pesci e volatili ospitano gli alligatori e che si visita con gli zatteroni ad elica posteriore, capaci di passare dall’acqua alla terra e viceversa ma anche di produrre un frastuono infernale tanto da richiedere l’uso di cuffie di protezione. Il giro turistico fu fatto secondo copione e quindi con grande soddisfazione degli amanti della natura come me.

L’aspetto sorprendente era costituito dal fatto che l’area era abitata, da centinaia di anni, dalla tribù dei Seminole, che si considerano una nazione indigena mai sconfitta sia dagli Spagnoli che dagli Americani. Quindi i Seminole non pagano tasse di alcun tipo, nemmeno quelle obbligatorie per frequentare le università.

La storia di questo popolo ci venne raccontata dal Capo tribù in lingua originaria tradotta in inglese daOsceola Capo Seminole una guida. Il grande capo, indossando il costume delle cerimonie, con lo sguardo fisso oltre l’orizzonte iniziò e fini la sua narrazione con tono grave e, soprattutto, solenne. lo non conosco la lingua “seminole” e nemmeno l’inglese, ma credo di aver capito tutto di quella narrazione e di ricordare solo quella nell’ambito di uno straordinario viaggio ai Caraibi.
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